Un attestato da Norimberga per la famiglia di Dinozzo Lippi fiorentino

Un elegante foglio pergamenato di quattro pagine scritto a Norimberga nel 1614 riguarda la famiglia di un mercante fiorentino, Dinozzo di Simone Lippi, che in città soggiornò almeno dal 1593 al 1598.
Si premette che il testo fu redatto pochi anni prima della rovinosa guerra dei Trent’Anni (1618-1648), ovvero quando la città viveva ancora in un periodo di floridezza e vantava anche una Borsa propria collegata con gli altri poli economici europei e con quotazioni e scambi di beni (tessuti e metalli) e di strumenti finanziari (lettere di credito, cambiali e monete). Intratteneva inoltre frequenti contatti con l’Italia e con l’altrettanto prospera Firenze ... anche su temi non esclusivamente commerciali ...
Nel 1531 ad esempio il Senato di Norimberga aveva chiesto alla repubblica di Firenze di portare alla sua conoscenza le leggi e gli statuti emanati per il governo degli ospedali per poveri, pellegrini e ammalati, e sul modo di cura delle affezioni, al fine di potersene servire come norma per quelli da fondare in città, nel modo già usato con le leggi dei veneziani sui pupilli (minorenni).
Agli inizi del seicento però si era acuita la questione religiosa tra cattolici e protestanti. Conseguenti erano state le contese e l’insofferenza. Nel 1603 sempre il Senato e i consoli di Norimberga protestavano contro i lucchesi che avevano male accolto e offeso i suoi mercanti non di fede cattolica romana, affermando che era un comportamento ben diverso da quello praticato nella loro città verso chi era cristiano, di qualunque confessione fosse (... ma non con i “blasphemos atque incredulos” ebrei e turchi).
Nell’anno del nostro foglio, il 1614, la situazione non doveva essere molto migliorata riguardo ai dissidi di religione ... anzi, si preparava proprio la guerra dei Trent’anni. E il fiorentino Dinozzo Lippi aveva lasciato Norimberga e ora viveva altrove.
Aveva però richiesto l’attestato di nascita dei suoi figli che è l’argomento del foglio pergamenato. Vi si legge come l’egregio messer Asdrubale Rosenthaler cittadino di Norimberga in “aedibus suis e regione templi Aegidiani sitis” (nelle sue case nella zona della chiesa di Sant’Egidio – Egidienkirche –) “significavit se” dinanzi al notaio e a dei testimoni per far fede sulla nascita di quattro “liberos” di Dinozzo Lippi “olim incolae huius civitatis”, un tempo dimorante in questa città ed ora residente a Napoli.
Il reverendo signor dottore Giorgio Demminger della chiesa parrocchiale di San Sibaldo di Norimberga, aveva presentato, copiato dal libro dei battezzati, un documento nel quale si asseriva che dal legittimo matrimonio di Dinozzo con Susanna Pfännin erano nati Sigismondo Francesco il 10 d’aprile 1594, Alessandro il 14 ottobre 1595, Benedetto il 22 settembre 1596 e Caterina Maria il 18 febbraio 1598. E su ciò aveva posto il sigillo il 12 maggio 1614.
Ora il notaio Paolo Schwartz verificava l’attestato con il libro dei battezzati e ne confermava l’autenticità con testimoni Francesco Schleicher senatore del senato maggiore e Girolamo Wolff, mercante, entrambi cittadini norimbergesi.
In terza pagina, l’agosto 1614, “nos consules ac Senatus Reipublicae Norimbergensis” confermavano la fede del notaio apponendo il proprio sigillo (che è eraso).

Tra le varie cose interessanti del testo, oltre alla vicenda personale di Dinozzo, si trova la descrizione del libro dei battezzati di San Sibaldo: “librum papyraceum in folio, compactum in corio albo, cum clausuris orichalceis, vulgo Librum baptisaterum dictum, cui a fronte sigillum civitatis Norimbergae cum triplici clypeo in auro impressum erat. Intus autem ab anno nonagesimo tertio incipientem registratum iuxta seriem annorum, eaque in serie nominibus patrum ad ordinem alphabeti digestis” – un libro di papiro in folio, compatto in pelle bianca, con fermagli di oricalco, volgarmente chiamato Libro dei Battesimi, sul cui recto era impresso il sigillo della città di Norimberga con triplo scudo in oro. All'interno, invece, a partire dal novantatreesimo anno, è registrata una serie di anni, e essa con i nomi dei padri in ordine alfabetico –. Nel quale libro “integro illaeso”, non erano stati accertati raschiature, interlinee o altro sospetto di vizio e pertanto i figli sopra citati avevano come padre Dinozzo “vel Dyonisus Lippi”.

Bello e notevole, almeno al gusto di chi scrive, è il segno del notaio Paolo Schwartz, una piccola opera d’arte con un banco, un libro chiuso sopra, una spada e una penna e con un cartiglio in alto “Pro Iustitia et pace”.
Sulla base del banco la scritta “Paulus Schwartz N. P” (“notarius publicus”).

Nell’agosto 1593 un’altra pergamena scritta in “idiomate germanico” ricordava il matrimonio tra Dinozzo Lippi di Simone, nativo di Firenze, e Susanna figlia di Antonio Pfännin vedova di Melchiorre de Schönachs, colonnello (“Obristen”) in Spagna e nei Paesi Bassi – deceduto forse in una delle tante battaglie intraprese del Nord Europa dalle potenze del tempo. Menzionava soprattutto le condizioni economiche delle nozze, come usava allora.
La donna in particolare portava in dote 800 fiorini d’oro (“gulden in goldt”) e il marito le assicurava 1000 fiorini sempre d’oro. Convenivano poi sull’eredità in caso di morte di uno di loro. Ovvero, secondo il diritto norimberghese, sarebbe spettata alla vedova una parte delle due doti, vale a dire 1400 fiorini, ed il resto di 400 fiorini sarebbe andato a vantaggio degli eventuali figli ...
La lingua tedesca di qualche secolo fa e il deterioramento della pergamena non facilitano la lettura. Aggiungiamo solo che presenti al contratto erano due personaggi che sarebbero stati ricordati nel 1614: Asdrubale Rosenthaler e Francesco Schleicher.

Paola Ircani Menichini, 21 marzo 2024. Tutti i diritti riservati.




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